Perché Medium vede tanti traslochi ultimamente?

Facendo riferimento all’ultimo post di Marco Castellani, parte facente di una certa serie ormai, che riguarda proprio l’abbandono della piattaforma Medium, mi sono riproposto la domanda che ultimamente mi passa spesso per la testa quando faccio login a Medium: «Perché autori italiani, spagnoli e francesi, oltre ad altri che magari non so, stanno progressivamente smettendo di scrivere, o si spostano su altre piattaforme come blogger.com o wordpress.com o, come Lin maggioranza, verso wordpress.org?

Un motivo ci deve essere, e magari sono più di uno, ma qualcosa mi dice che sono motivi comunque collegati, e quindi, alla base di tutto, c’è una motivazione comune: medium non è più quello che era all’inizio.

Premetto che io non lo frequento da moltissimo, Medium, ma ho avuto il piacere di chattare con persone che erano, si erano: ora se ne son andate, presenti sulla piattaforma sin dall’inizio dell’avventura di questo sito.

Cosa è successo? Cos’è cambiato, così tanto, da far scappare la gente? E sopratutto perché solo quelli non di lingua anglofona? Perché di inglesi, americani o di altri paesi, dove l’inglese è la lingua maggiormente parlata, non ne ho visti, decollare per altri lidi, poi così tanti.

Chiaramente sono motivi che coinvolgono maggiormente quelli che non sono di madre lingua o che non padroneggiano più che bene l’anglico idioma, e chiaramente c’è uno, o più, motivi per cui questi, io li chiamo, subset, se ne siano andati praticamente nello stesso lasso di tempo, chi più chi meno.

Da questo ho evinto che tra le altre ragioni, ci sono sicuramente gli ultimi aggiornamenti nelle modalità di fruizione del servizio che Medium offre. Perché, checché ne dicano loro, la modalità di fruizione è cambiata. Punto.

Inutile che girino intorno al nocciolo del problema, perché il problema resta sempre quello: la gente (subset non anglofono) si è sentita, un po’ alla volta, declassare in categoria ‘B’, per dirla in modo che gli italiani capiscano bene cosa intendo.

Già, con il vecchio sistema, tutto andava bene finché non si aveva voglia — o necessità — di parlare con qualcuno della direzione della piattaforma: che mi risulti nessuno,che non scrivesse in inglese, si è mai visto rispondere da E.W o chicchessia della direzione. Nonostante si continuasse a dire che Medium era il luogo dove chiunque fosse ben accetto, alla fin fine — questa è una mia teoria e chiamatela complottista quanto volete — se non scrivevi in inglese, non ti si filava nessuno di importante.

Quando si sono resi conto del volume gestito dal subset di Medium Italia, sempre secondo me, hanno risolto il problema liquidando quella redazione che aveva fatto, sino a quel momento, un ottimo lavoro, o almeno così mi hanno detto: io son arrivato il giorno in cui li hanno liquidati.

Col senno di poi, mi sono anche detto che sono stati bravi a reagire in modo così composto (leggi qui l’articolo in cui comunicavano il licenziamento in tronco subìto di tutto il personale che gestiva Medium Italia) a quel comportamento. Forse loro lo sapevano già, forse erano stati avvisati da E.W., non posso saperlo, ma immagino che altri avrebbero reagito in modo ben più agitato ad una tale stroncatura sui due piedi — o meno — di un lavoro così ben fatto e portato avanti con tanta professionalità.

Come faccio a saperlo se non c’ero quando loro operavano? Facile: basta prendersi il tempo di leggere come hanno gestito Medium Italia nel tempo e si capisce subito che erano persone davvero prese da questo compito.

Immagino che la stessa sorte, toccata ai gestori di Medium Italia, sia toccata anche a tutte le altre Pubblicazioni, gestite per paesi, che non fossero gli USA e l’UK (magari hanno stroncato anche l’UK non ho verificato).

A questo punto cosa altro poteva fare la gente? Restare a guardare e continuare a pensare che Medium fosse ancora qualcosa di diverso dalla massa e di conseguenza continuare a pubblicare? Beh si è così che apparentemente è andata; d’altronde la pubblicazione gestita non era poi così fondamentale. Per un po’, le cose sono andate avanti con persone che, pur vedendo cassare le Pubblicazioni gestite, hanno continuato a pubblicare i propri pezzi.

Poi è iniziata la rivoluzione: Medium ha deciso che era ora di monetizzare, io acidamente ho inteso fare cassa, per loro stessi, non per gli autori. Almeno così venne intesa dalla maggior parte della gente, e di questo errore ne è solamente responsabile la direzione di Medium per aver operato modifiche, non dico chiedendo prima il parere agli iscritti, che sarebbe stato un fare una gran bella figura secondo me, ma quanto meno avvisando!

Invece no: ti arriva, ed è arrivata a tutti quelli che conosco qui dentro, una mail con un testo che diceva all’incirca: «Salve, sei stato selezionato per poter diventare owner — si si avete letto bene: o w n e r — di Medium: pagando una quota mensile di 5$ avrai accesso a post selezionati, belli, bellissimi, fantasmagorici etc etc etc».

Allora: innanzi tutto sono stato selezionato una fava!!! Io a quel tempo avevo scritto, si è no, qualche risposta a post di altri autori, di mio non avevo ancora pubblicato praticamente nulla. E per altro so, per certo, che praticamente tutti quelli che conoscevo, da gente iscritta dall’inizio, a gente che si era iscritta ben dopo di me, la mail l’avevano ricevuta praticamente tutti!

Ricordo che, prima ancora che iniziassero le lamentele in italiano, erano già partite da un tot, le bordate da nomi eccelsi nella galassia Medium, e alcuni già mollarono il sito in quella occasione. E tutti dicevano la stessa cosa: non era per i 5$ al mese, ma per il fatto che non c’era alcuna garanzia che questi benedetti 5$ avrebbero garantito, davvero, la selezione, per i soli paganti, di materiale migliore di altro.

Chiaramente il resto della galassia, chi per principio, chi perché anche 5$ al mese non se li poteva permettere, restava fuori da questa magnifica selezione di chissà che meraviglia di post.

Noi dei subset ci domandammo subito: «Quindi chi farà la selezione per noi italiani visto che hanno appena licenziato i redattori della pubblicazione Medium Italia?

Era chiaro che qualcosa non funzionava: non si capiva se fosse un’alzata di capo di EW, che si era trovato in difficoltà economiche improvvise, o una voglia di fare soldi con un sito ormai in piedi da anni, ma che non aveva mai reso un centesimo. Attenzione però: il non aver generato un centesimo era una volontà espressa dallo stesso E.W. quando avviò questa avventura. Era per questo che tutti credevano che Medium fosse qualcosa di nuovo. Di siti in cui scrivere, e pagare, per vedersi spostare in alto nelle graduatorie di lettura, c’era già pieno: di certo, uno nuovo, non avrebbe avuto vita facile!!

Cosa ha portato E.W. a cambiare atteggiamento, forse, non lo sapremo mai, ma i risultati, che queste decisioni hanno comportato, sono evidenti a tutti, intendo tutti noi del subset italiano: sparizione, pressoché totale, degli autori italiani dal panorama di Medium. Vedo gli stessi autori, spariti dallo scenario di Medium, attivi su altri social e su altri blog, il che mi fa capire che sono ancora, tutti, vivi e vegeti — e per fortuna!! —

Stessa cosa ho notato, per quelli che conoscevo, con gli autori di altre lingue non angliche: spagnoli, francesi, tedeschi ed anche degli inglesi. Li trovo tutti in giro su Facebook, Twitter, Tumblr e sui rispettivi blog, ma i loro profili medium tacciono.

Ergo questo nuovo cammino, che Medium ha intrapreso, ha portato un’emorragia da far paura, quantomeno degli autori di madre lingua diversa dall’inglese o che non scrivevano comunque in lingua inglese. Pare, comunque, che la cosa non infastidisca E.W più di tanto: ho letto in un’intervista, di poco tempo fa, che si diceva non preoccupato perché ,in ogni caso, la mole di autori americani era sufficiente a dare linfa vitale al sito, per cui andava bene anche così. Sebbene amareggiato — ma povero lui!! — del fatto che la gente non avesse capito le sue intenzioni, ossia modificare la vita di Medium per arrivare finalmente a pagare gli autori per i loro lavori.

Qui ci sarebbe da aprire un’altra parentesi sui vari motivi che hanno portato all’emorragia di utenti non anglofoni: gli applausi.

È stato scritto tanto su questo passaggio da un sistema binario — mi piace o non mi piace — a quello degli applausi: non voglio approfondire. Quello che mi fa sorridere un po’ è la motivazione assunta, dallo staff di E.W., che ha portato a questa scelta. Condivisibile o meno, resta il fatto che questi colpi di mano, fatti durante una notte e imposti così tout de suite al solito, senza notificare la cosa prima o chiedere, magari, che ne pensasse il popolo della questione, è stata l’ennesima spallata verso la porta d’uscita dal sito per molta gente.

Ci sono state poi le classiche arrampicate di specchi, da parte dello staff di E.W., per spiegare questo passaggio, ma resta evidente che non c’è una relazione diretta tra un sistema, di apprezzamento, binario ed uno che prevede un valore, soggettivo, che va da zero a cinquanta.

Dopo questa ultima spallata si è visto un’altro pezzo di Medium che ha levato le tende: chi con clamore, chi con un semplice avviso, chi in silenzio e chi come me se ne frega ed usa, a questo punto, Medium come fa più comodo, ossia per portare la gente a leggere i miei articoli sul mio blog.

Sia chiaro: io non scrivo per vivere, altrimenti avrei altro atteggiamento verso le manovre effettuate da E.W. per cui che mi leggano su Medium o mi leggano sul mio blog poco mi cambia, però è chiaro che anch’io sono tra i transfughi a questo punto, sebbene con altra modalità rispetto alla massa.

Che dire: auguri, tanti auguri a chi ha scelto di mollare Medium e di provare altre vie; che esse siano altri social o blog, gli auguri sono davvero di cuore, perché il peggior risultato che potrebbe avere questo cambio di direzione di E.W., sarebbe la perdita di, anche, un singolo autore, che deluso dal suo comportamento smettesse di pubblicare.

Il pubblicare, per noi che non ci facciamo soldi, ha la sola valenza di dire la nostra, raccontare del nostro, avere un confronto con il mondo, anche solo italico che fosse.

Auguri a tutti, a chi resta ed a chi va.

2 pensieri su “Perché Medium vede tanti traslochi ultimamente?

  1. Già smesso di pubblicare da un po’ di tempo. La rimozione della pubblicazione sarà fatta (credo) prossimamente. Su Medium ci si sente come sul finale di una festa, quando quasi tutti se ne sono già andati. Sicuramente un peccato, visto che a mio parere i contenuti migliori erano proprio quelli italiani, ma ho raccolto comunque tanti nomi da seguire altrove.

    1. Ora non voglio dire che i pezzi migliori siano sempre stati quelli italiani, però ammetto che erano sicuramente tra i migliori.

      Quello che più mi scoccia è il comportamento che E.W. ha mantenuto nel tempo. Come ho già scritto in passato è stato chiaro, sin dal momento in cui ha liquidato la redazione di Medium Italia, che il suo scopo iniziale, con gli utenti non anglofoni, era solo quello di fare numero.

      Una volta riuscito nel suo intento, ha liquidato chi non gli serviva, ossia tutti i gruppi non anglofoni.

      Risultato? La fuga in massa dal sito di tutti quelli che erano fuori dal suo target.

      Ma forse alla fin fine sarà meglio così: questo ci spronerà a cercare altre soluzioni, magari aggregandosi tra italiani, o meglio ancora, tra europei.

      Io, di mio ho già h un progetto, massa devo capire se ne varrà la pena o meno, a livello di impegno di tempo e di risorse.

      Staremo a vedere.

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