CoronaVirus – Come la gente stia diventando un automa clicca condividi.

La fame di verità, la voglia di capire, dove sono finite?


La quarantena non piace a nessuno. Punto.

Su questo credo non ci sia nulla da discutere, tutto sommato; ma quali effetti avrà —o sta generando in tempo reale— a livello psicologico, sulla gente, giorno dopo giorno?

Per farmene un’idea, ho creato un nuovo account Facebook, così da non essere riconoscibile, e quindi influenzare le eventuali interazioni con le persone.

Creato l’account, sono andato a spulciarmi le time line di persone che conosco molto bene, ed altre che conosco a malapena, ma partendo dal basso. Ho preso come riferimento gli inizi di febbraio, per questa piccola analisi.

Lo scopo che avevo in mente…

era di vedere se, come e quanto, la gente stia cambiando atteggiamento verso gli argomenti più comuni; ed anche su alcuni argomenti in particolare. Per capirci, a grandi linee ho seguito queste tracce:

  1. COVID–19;
  2. Politica (generale);
  3. Politica (in particolare riferito all’emergenza COVID–19);
  4. Valutazione decisioni prese dal governo centrale;
  5. Valutazione decisioni prese dai vari governi locali (intese come regioni, provincie, comuni.);
  6. Notizie che per una persona normale siamo chiaramente farlocche, o che, quanto meno, facciano venire dei dubbi.

Ci è voluto un po’, perché la mole di dati, ovviamente, era enorme. In particolar modo quando irrompevano, nelle time line, le varie notizie più importanti come altrettanto appena si presentavano esplosive fake news.

Cosa ho notato?

In generale un forte imbarbarimento dei commenti: la gente sta diventando sempre più stressata. Evidentemente, ed i commenti da normalmente pacati, con il tempo sono diventati sempre più aggressivi. Persone che di norma conosco come pacate, riflessive, si stanno scatenando in commenti sempre più al vetriolo; rifiuta il fact checking e da per scontato che qualunque informazione arrivi da un conoscente della propria schiera di follower, sia verità assoluta per default.

Vi lascio immaginare cosa impazzi sulle varie time line: dalle teorie su cospirazioni di Bill Gates, che vuole ridurre il numero degli abitanti della terra proponendo un falso vaccino, al più classico COVID–19 creato in laboratorio e scappato di controllo. Infine le terapie più fantasiose per curarsi, che so, con la medicina omeopatica (si quella che ti spaccia acqua distillata come memoria di un farmaco miracoloso) oppure bombardandosi con dosi, da elefante, di vitamina C. Non parliamo poi dell’immancabile rete 5G fonte di qualunque male moderno.

Insomma tutto piuttosto prevedibile, alla fin fine, se non fosse che persone che conosci bene, e non avresti mai pensato dessero ascolto a certe scemenze, sono ormai le prime a sostenerle ed a farle rimbalzare per la rete.

Quello che mi domando è

se davvero sia colpa dell’isolamento forzato, oppure quest’ultimo, abbia solo accelerato un processo di imbarbarimento della gente, che in un modo o nell’altro, sarebbe comunque venuto fuori.

Sicuramente l’atteggiamento di certi politici poi non aiuta: il sistematico lamentarsi del comportamento altrui, attribuendo le decisioni a oscure motivazioni, non fa che esasperare chi, di suo, è già preso dalla pressione del dover passare il tempo in qualche modo, appunto leggendo tonnellate di informazioni, senza riuscire a scremare la realtà dalle notizie, seppure spesso evidentemente false, in giro per la rete.

Affrontare la valanga delle informazioni che ci piovono addosso dalla rete, con la preoccupazione di dover anche capire quali siano realtà e quali solo frutto di menti annoiate, che per far passare il tempo si inventa le cose peggiori: tutto questo non rende la questione più facile.

Chi per ignoranza —nel senso di realmente non sapere come fare per verificare se una notizia sia vera o farlocca— chi per pigrizia, molti accettato tutto quello che leggono come oro colato anche nei casi in cui è praticamente evidente che qualcosa non torna.

Io capisco che il fact checking sia stancante

ancor di più se partiamo dall’idea che si deve farlo per il 90% delle cose che leggiamo su internet, ma d’altronde lasciarsi andare con attacchi diretti, a tizio o caio, solo per non aver dato retta a quella vocina che ci diceva: «occhio… qui c’è qualcosa che non torna, questa notizia e troppo confezionata bene per essere reale» non è proprio un comportamento da persone mature.

E badate bene, come dicevo all’inizio del post, mi riferisco a persone che conosco bene, e delle quali conosco, in linea di massima, i processi deduttivi e cognitivi, che praticano nella vita quotidiana. Non mi riferisco certo a gente di cui non so nulla, che di conseguenza non saprei valutare obiettivamente.

Sono preoccupato…

può suonarvi strano, ma lo sono davvero, e la cosa mi rende agitato. Molte persone non si rendono conto che, tutto ciò che scrivono nei social, resta li, a disposizione di chiunque, un domani vorrà leggerlo.

Compresi eventuali futuri datori di lavoro, in cerca di notizie, su un possibile candidato, ad una assunzione, presso la propria ditta.

Vi domanderete: «Ma davvero prima di assumente qualcuno, vanno a spulciare i social per vedere ciò che scrivono?» Davvero davvero! Certo non lo farà l’imprenditore, che nel proprio team, ha una persona dedicata a vagliare i canditati per un posto di lavoro, ma nelle realtà medio piccole, dove spesso è il padronestesso, a fare i colloqui per una eventuale assunzione, e lui stesso che prende tastiera e monitor, e va in giro, a spulciare, per i social più usati al giorno d’oggi, come Facebook, Twitter ed Instagram.

Siamo arrivati al punto che, alcuni addetti alle assunzioni, o centri di ricerca lavoro, nei propri questionari chiedono espressamente ed obbligatoriamente gli account dei social del candidato; e secondo voi per quale motivo?

E nessuno è al sicuro da questo tipo di indagini che un qualunque human researcher fa al giorno d’oggi. Ragione di più per configurare con molta attenzione la sezione privacy del proprio social preferito e fare una certa attenzione a cosa riportiamo o commentiamo.

Concludendo

l’isolamento non aiuta ad essere più obbiettivi. Si da per scontato che quello che viene proposto, da chiunque nella nostra rete sociale, sia vero, ed indiscutibile. E le reazioni sono tanto più cattive quando la notizia sembra essere una grossa fanfaluca.

E pensare che basterebbe così poco, per verificare una informazione: partendo dal concetto che tanto più è stravagante (ossia che appaia troppo normale e prevedibile), quanto è più facile verificarne la veridicità. Questo però richiede energia: ce ne vuole così poca a cliccare sul pulsante condividi, ma molta di più per copiare il titolo, andare su un motore di ricerca e fare incolla, e vedere cosa ne viene fuori… eh si… troppa fatica in effetti!!

Mi auguro solo una cosa: che passato il periodo di blocco in casa, sebbene sono certo che nulla sarà come prima, che la gente torni a ragionare, invece che agire di impulso. Ragionare sulle affermazioni, ragionare sulle notizie, ragionare sul condividere, o meno, ragionare su cosa rispondere.

Il cervello va assolutamente alimentato. Il comportamento attuale è esattamente l’opposto del cibare la nostra mente: accettare passivamente qualsiasi idiozia, vediamo comparire nelle nostre time line, è una forma di asfissia della nostra mente.

Ci trasforma in robot, capaci solo di godere della veloce scarica di adrenalina, nel leggere la fake del momento, e trasportati da quel breve attimo, cliccare su condividi. È così che le fake si ingigantiscono, e diventano sempre più, apparentemente credibili. «Se lo riportano in tanti deve essere vero!»

Questo modo di ragionare, è frutto delle condivisioni scellerate della più piccola idiozia che si possa leggere in rete. È un cane che si morde la coda: più viene condiviso e più diventa (apparentemente) reale la notizia stessa. E sempre meno gente sarà portata a verificare la fonte, la notizia, il fatto.

È davvero così che vogliamo diventare con il tempo?

Semplici automi, al servizio dei produttori di fake news? Perché è così che molta gente si sta comportando al momento.

E ripeto: spero solo che con la fine dell’isolamento, o quanto meno l’abbassamento delle restrizioni, la gente ricominci a dare ossigeno al proprio cervello. Che si ponga domande, che si faccia assalire dal dubbio, che la voglia di verificare ciò che legge, diventi così forte, che non possa essere ignorata.

Ma forse, questo è un mondo ideale in cui vorrei vivere, invece, probabilmente, non è quella la direzione che sta prendendo. D’altronde citava il proverbio: a cane vecchio non si insegna gioco nuovo; in questo caso il cane vecchio è la nostra mente ormai abituata a considerare, tutto quello che leggiamo, vero; ed il gioco nuovo sarebbe innescare la sete di verità, la voglia di essere all’altezza di dire/scrivere qualcosa di sensato, e soprattutto, vero.

Spero non resti un mio sogno, una mia speranza e che davvero la gente si ravveda, non dico del tutto, ma almeno un po’!!

Ed i vostri amici? Come si stanno comportando in questo periodo nei social con le notizie? Sono migliorati, peggiorati oppure ormai persi?

Fatemi sapere!!

J.C.


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