Il comune, ieri sera, ha dato il compito, ai ragazzi volontari della protezione civile, di consegnare le mascherine agli abituanti del comune.
Peccato sembri una presa per i fondelli! Perché? Adesso vi spiego:
Sono circa le 19,30 ieri sera: un colpetto veloce di campanello mette in allarme il cane che ci guarda con fare interrogativo. Hanno suonato? Il colpo è stato così breve che sembrava quasi un scusate non vorremmo disturbare, ma dobbiamo farlo.
Tanto è stato breve che sia io, che il marito, ci siamo domandati se qualcuno avesse sbagliato campanello. Alla fine mi affaccio dal terrazzo e vedo due ragazzi, piuttosto giovani, che con mascherine e guanti monouso addosso, stanno suonando a tutti i campanelli della palazzina. Mentre chiedo cosa gli serva, sento uno dei due, che sta chiaramente rispondendo al citofono di un altro utente del condominio e spiegando perché ha suonato al campanello a quell’ora tarda: «Mi scusi, siamo della protezione civile: le abbiamo lasciato, nella cassetta della posta, la mascherina che il comune ha disposto lei debba avere.»
A quel punto chiedere cosa cercassero era inutile: chiedo a voce alta così che mi possano sentire dal cancello: «Ragazzi: qui viviamo in due: ne lasciate una a testa?» Percepisco lo sconforto nella voce, filtrata della maschera del ragazzo che mi risponde: «Mi spiace, ma dobbiamo intanto lasciarne una a famiglia.» Mi domando se sia il caso di alterarsi: no, non certo con questi due giovani ragazzi, che si stanno facendo il mazzo a consegnare a tutti i residenti le mascherine, una per una. Li ringrazio, di cuore, davvero, non solo per cortesia, per il servizio che stanno facendo, e do loro la buona serata. Spiego al marito chi era e cosa volessero, ed entrambi concordiamo che la mascherina può restare lì, sino all’orario di passeggiata del cane, un’ora più tardi: non sta nemmeno piovendo per cui non rischia di rovinarsi.
Preparata la cena mangiamo, arriva l’ora di portare fuori la belva. Il marito parte e dopo una mezz’oretta torna, con qualcosa in mano che tutto mi sembra tranne che una mascherina. Lui sorride, come a dire ‘adesso non arrabbiarti: questa è questa ci teniamo.’
Prendo in mano la bustina di plastica con il logo della regione veneto, e già al tatto la cosa non mi convince: la guardo meglio e capisco: sono le famose mascherine che Zaia aveva definito una presa per il c**o. In effetti guardandola da vicino lascia molto perplessi: la mascherina è in un tessuto che al tatto ricorda molto il cotone pressato… lungo i bordi si notano dei filamenti tipici, di quel tessuto. È un vagamente modellata con questo tessuto molto —troppo— leggero, con due tagli alle estremità in cui infilare i padiglioni delle orecchie, insomma sono queste:
La seconda cosa che mi salta all’occhio sono alcune scritte, stampate sulla mascherina, sopra i fori per le orecchie su entrambi i lati da destra a sinistra, dall’alto in basso:
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- Non è un dispositivo di protezione individuale
- Non è un presidio medico chirurgico
- Articolo monouso
- Non indossare sotto i 3 anni di età.
Allora mi domando: ha senso inviare a tutti gli abitanti del comune, questo oggetto che, in base a quanto scritto sulla mascherina stessa, non serve assolutamente a nulla??? Comincio a capire perché Zaia si inalberò così tanto, quando queste mascherine furono consegnate alla regione. Di certo, non andrebbero usate da personale medico che ha contatti con persone potenzialmente affette da COVID-19!!
Piuttosto che inviarle a tutti i cittadini, non era meglio fare una distribuzione più mirata? Magari cominciando dalle persone che sono bloccate in casa perché postivi al tampone, ma che non vivono da sole? Mandarne, più di una, a persone più a rischio, come anziani o persone con altre patologie che non devono correre il rischio di essere infettate da COVID-19?
Cosa mi rappresenta una distribuzione, a pioggia, a tutte le famiglie, con una maschera a famiglia, quando sono chiaramente presidi non riutilizzabili e nemmeno considerati sicuri (altrimenti non si spiega perché hanno dovuto specificare che non sono presidi medici)??
Delle volte, davvero, non capisco come ragioni la pubblica amministrazione. Sembra che fosse più importante il gesto, che l’aiuto, ponderato, a chi servisse, davvero, avere delle mascherine!!!
Chiariamoci: non sopportavo Zaia prima, ne lo sopporto ora di più per questo motivo, ma quando uno ha ragione ha ragione: sembra davvero una grande, granulare, presa per i fondelli!!
J.C.
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Ho avuto per le mani quelle ‘mascherine’ con logo regione veneto e devo darti ragione che al tatto non danno alcuna sensazione di sicurezza. Non avevo notato, invece, le scritte che hai riportato, e che in effetti ci sono, cosa piuttosto normale visto sarà stato passato in stampa l’intero lotto.
Ecco se prima ero poco certo della loro utilità adesso, credo come te, ne sono quasi che certo al 100%: che schifo!
Beh, Lucio, adesso il mio post non voleva essere una caccia a chi ha prodotto, stampato, certificato quelle mascherine. Che diano quella sensazione, credo non siamo gli unici due a pensarlo. La mia era più una riflessione sull’utilità di recapitarne una a famiglia ‘aggratis’… sembra, come dicevo, che contino più sul risultato dell’effetto che non sulla reale utilità.
In una famiglia ridotto all’osso ci sono: madre, padre e figlio/a, non parliamo di famiglie più grandi. Dai una mascherina, monouso. Padre e madre, escludo il figlio/a che immagino se ne resti a casa, che fanno se la giocano per andare al lavoro, fare la spesa, prendere i medicinali? Poi non scordiamo che sono monouso: tolte dalla prima uscita ‘sarebbero’ da buttare (per inciso come vanno smaltite??)
Capisci l’assurdo a cui mi stavo riferendo?